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Francesco Saverio, Brani
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Ai compagni in Roma (20 settembre 1542) A Ignazio di Loyola (20 settembre 1542) Ai compagni in Roma (15 gennaio 1544) A Ignazio di Loyola (27 gennaio 1545) Ai compagni in Roma (27 gennaio 1545) A Simón Rodrigues (27 gennaio 1545) Ai compagni in Europa (10 maggio 1546) A Ignazio di Loyola (20 gennaio 1548) Ai compagni residenti in Roma (Goa, 20 settembre 1542)Unità con i compagni 14. … Piacerà a Dio nostro Signore, con il favore e
l’aiuto delle vostre devote orazioni e non badando ai miei infiniti peccati,
di darmi 15. … Per amore e servizio di Dio nostro Signore vi prego,
carissimi fratelli, di scrivermi molto a lungo circa tutti i membri della Compagnia,
poiché in questa vita non spero più di vedervi «faccia a faccia», ma soltanto
«per enigmata» e cioè per lettera. Non negatemi questa grazia, pur non
essendone io meritevole: ricordatevi che Dio nostro Signore fece voi
meritevoli affinché io, per mezzo vostro, sperassi e ottenessi gran merito e
conforto. Circa il modo che devo seguire con questi pagani e musulmani, dai
quali ora vado, scrivetemi assai a lungo per servizio di Dio nostro Signore,
poiché spero che per vostro tramite il Signore mi faccia conoscere la via da
tenere per convertirli alla Sua santa fede. Prima di avere una risposta,
spero in Nostro Signore che mi siano rese manifeste nelle vostre lettere
tutte le mancanze che avrò compiuto in questo frattempo e che io possa in
futuro emendarmene. Frattanto, per i meriti della santa madre Chiesa, in cui
ho riposto la mia speranza e della quale voi siete membri vivi, confido che
Cristo nostro Signore mi faccia capire e concedere la grazia di servirsi di
questo inutile strumento per stabilire Al padre Ignazio di Loyola, in Roma (Goa, 20
settembre 1542)
Dio nostro Signore,
per vostro mezzo, ci radunò quanti siamo in una Compagnia 4. Il Signor Governatore mi disse di scrivervi molto a lungo circa questo collegio e la sua fondazione. Fu fondato affinché qua fossero ammaestrati nella fede i nativi di queste terre, e appresso, coloro che appartengono a genti di nazionalità diversa e, una volta che fossero bene istruiti nella fede, inviarli ai loro luoghi d’origine per dare il frutto di quanto avranno imparato. Il Signor Governatore è così ben disposto verso la nostra Compagnia e il nostro modo di agire che non finirei mai di scriverne. Poiché Dio nostro Signore, per vostro mezzo, ci radunò quanti siamo in una Compagnia, il Governatore ritiene di soddisfare Dio e la propria coscienza nel rammentarvi la necessità di far venire qui alcuni padri della nostra Compagnia perché insegnino agli alunni di questo collegio, dato che a voi tocca il compito di fornire i fondamenti spirituali di detto collegio e a Sua Signoria quello di finire e accrescere gli edifici materiali del medesimo. 7. … Termino così pregando Cristo nostro Signore perché, avendoci unito in questa vita per la sua infinita misericordia, ci porti dopo la morte alla Sua santissima gloria… Il vostro figlio in Cristo. Ai compagni residenti in Roma (Cochín, 15 gennaio
1544)
Approvazione della
nostra regola e del nostro modo di vivere 14. Gli svaghi che ho in questi luoghi consistono nel
ricordarmi molte volte di voi, carissimi fratelli miei, e del tempo in cui,
per la grande misericordia di Dio nostro Signore, vi conobbi e rimasi presso
di voi, avvertendo in me e sentendo dentro la mia anima quanto, per mia
colpa, io abbia perduto di quel tempo trascorso con voi, non avendo
approfittato della gran conoscenza che Dio nostro Signore vi ha dato di Sé
stesso. Dio mi concede tanta grazia, per merito delle vostre orazioni e del
continuo ricordo che voi avete di me nel raccomandarmi a Lui, che durante
questa vostra assenza corporea io sento che Dio nostro Signore, per vostro
favore e aiuto, mi fa conoscere l’infinita moltitudine dei miei peccati e mi
concede le forze per andare in mezzo agli infedeli: di ciò rendo infinte
grazie a Dio e a voi, carissimi fratelli miei. Fra le tante grazie che in
questa via Nostro Signore mi ha concesso e mi concede ogni giorno, vi è
quella di aver visto nella mia vita ciò che tanto ho desiderato e cioè
l’approvazione della nostra regola e del nostro modo di vivere. Siano rese
per sempre grazie a Dio nostro Signore poiché ha acconsentito di manifestare
pubblicamente ciò che di nascosto fece sentire a Ignazio, Suo servo e Padre
vostro… Termino pregando Dio nostro Signore che, avendoci riunito per A Ignazio di Loyola, in Roma (Cochín, 27 gennaio
1545)
La forza della
preghiera di chi è unito 2. … E inoltre Dio nostro Signore concederà la grazia , a coloro che verranno in questi luoghi, di trovarsi in pericolo di morte e questo non si può evitare se non a costo di pervertire l’ordine della carità; mentre invece, adempiendola, dovranno sopportare [ogni pericolo] rammentando che sono nati per morire per il loro Redentore e Signore e che per questa causa e motivo dovranno possedere le forze spirituali. E poiché io stesso ne sono privo e vado in luoghi dove ne ho molto bisogno, per amore e servizio di Dio nostro Signore vi prego di avere un particolare ricordo di me, raccomandandomi a tutti i membri della Compagnia: infatti io credo, senza dubbio, che se Dio nostro Signore mi ha salvato dai pericoli ciò sia stato per merito delle orazioni vostre e di quella della Compagnia. Ai compagni residenti in Roma (Cochín, 27 gennaio
1545)
Unità a distanza, la grazia continua degli eventi fondati in Cristo, 1. Dio nostro Signore sa quanto la mia anima si consolerebbe di più nel vedervi che non nello scrivere questa lettera così malsicura a causa della grande distanza esistente fra Roma e questi luoghi. Ma poiché Dio nostro Signore ci tiene divisi in posti tanto lontani e noi siamo così simili nell’affetto e nello spirito, se io non m’inganno la distanza materiale non rappresenta certo un motivo di disamore o di dimenticanza per coloro che si amano nel Signore. Mi sembra infatti che noi ci vediamo quasi di continuo, anche se non possiamo più intrattenerci familiarmente come eravamo soliti. Ed è questa una grazia che è insta in ogni grande ricordo degli eventi passati, qualora essi siano fondati in Cristo e che ha quasi la capacità di sopperire agli effetti delle conoscenze sensibili. Questa presenza spirituale, che così costante io ho di tutti i membri della Compagnia, è più merito vostro che mio in quanto i vostri continui e bene accetti sacrifici e le orazioni che per me, misero peccatore, voi fate sempre, sono quelli che suscitano in me tanto ricordo. In tal modo siete voi, miei carissimi fratelli in Cristo, ad imprimere nel mio animo il vostro costante ricordo, e se la memoria che suscitate in me è grande, confesso che ancora più grande è quella che voi avete di me. Dio nostro Signore voglia concedervi per me il premio che meritate per questo, dato che io non posso pagarvi in altro modo se non confessando semplicemente la mia incapacità a compensare la vostra carità, restando indelebile nel mio animo la conoscenza del grande obbligo che ho verso tutti i membri della Compagnia. Al padre Simón Rodrigues, in Lisbona (Cochín, 27
gennaio 1545)
Noi siamo opera di
tutti voi 3. Francesco Mansilhas ed io ci raccomandiamo alle devote preghiere vostre e di tutti i membri della Compagnia perché noialtri, stando qua, siamo opera di tutti voi. In particolare e in generale ci raccomanderete a tutti nei loro devoti sacrifici e nelle orazioni, poiché noi viviamo qua con un gran bisogno dei vostri aiuti spirituali e di quelli di tutti coloro che vi sono devoti. Ai compagni residenti in Europa (Ammoina, 10
maggio 1546)
I vostri nomi e la
professione li porto sempre con me Per amore di Cristo N. S. e della Sua santissima Madre e di tutti i Santi che stanno nella gloria del Paradiso, vi prego, carissimi Fratelli e Padri miei, di avere un particolare ricordo di me per raccomandarmi di continuo a Dio, dato che vivo con tanto bisogno del Suo aiuto e favore. Quanto a me, proprio per la gran necessita che ho del vostro costante soccorso spirituale, ho avuto modo di sperimentare più volte come, grazie alla vostra preghiera, Dio N. S. mi abbia aiutato e protetto in molte tribolazioni del corpo e dello spirito. E affinché io non mi dimentichi giammai di voialtri, sia mediante un assiduo e particolare ricordo sia per mia grande consolazione, vi faccio sapere, carissimi fratelli, che dalle lettere che mi avete scritto ho ritagliato i vostri nomi, vergati dalla vostra stessa mano e, insieme al voto che feci della mia professione, li porto sempre con me per le consolazioni che ne ricevo. Per prima cosa rendo grazie a Dio e poi a voialtri, Fratelli e Padri dolcissimi, poiché Dio vi ha creato in modo tale da consolarmi tanto nel portare i vostri nomi. E non dico di più dato che presto ci vedremo nell’altra vita con maggior riposo che non in questa… Il vostro minimo fratello e figlio. Al padre Ignazio di Loyola, in Roma (Cochín, 20
gennaio 1548)
Nessuna distanza di
luogo è in contrasto con l’obbedienza 1. Dio mi è testimone di quanto ardentemente, o Padre carissimo, io desideri rivederti in questa vita per poter parlare con te delle molte cose che necessitano del tuo aiuto e rimedio: infatti nessuna distanza di luogo è in contrasto con l’obbedienza. Vedo che da queste parti si trovano moltissimi della Compagnia, ma d’altra parte mi accorgo che abbiamo gran bisogno di un medico per le nostre anime. In nome del Signore Gesù ti prego e ti supplico, o Padre ottimo, affinché tu volga uno sguardo anche a noi tuoi figli che dimoriamo nelle Indie, e ci mandi un uomo insigne per virtù e santità e il cui vigore e zelo risvegli il mio torpore. Mi sostiene una grande speranza: dato che, per ispirazione divina, tu penetri di sicuro nelle nostre anime, si agirà da parte tua in maniera così zelante che la virtù, già tanto indebolita di tutti noi, verrà stimolata con maggior forza verso la ricerca della perfezione. 4. Vorrei che tu, con la preghiera tua e dei tuoi seguaci, implorassi i favori celesti per noi che ci troviamo in tanta barbarie. E affinché tu lo faccia con maggiore intensità, prego il Signore immortale di mostrarti, per divina ispirazione, quanto io abbia bisogno del tuo sostegno e della tua opera. |