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Saggi > Itinerari ignaziani a Roma 6. Da
San Paolo fuori le Mura a San Lorenzo fuori le Mura Cf. A.M. De Aldama sj, «Roma ignaziana. Sulle orme di sant’Ignazio
di Loyola», Piemme, Casale Monferrato 1990 |
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53 - Basilica di San Paolo
fuori le Mura 54 - Chiesa di San Sebastiano
ad Catacumbas 55 - Via Appia Antica e Porta
San Sebastiano 57 -
Chiesa di San Gregorio al Celio 58 - Curia Generalizia dei Passionisti 59 - Basilica di San Giovanni in Laterano 60 - Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme 61 - Basilica di Santa Maria Maggiore 62 - Chiesa di San Lorenzo fuori le Mura |
ALTRE PAGINE 1. Da Piazza Venezia a Porta
del Popolo 2. Da Piazza Margana a San Pietro in Montorio 5.
Da
Campo de’ Fiori a San Pietro in Vaticano 7. Tre luoghi di particolare
interesse vicino a Roma 8. Luoghi legati alla
Compagnia di Gesù Itinerari
ignaziani in terra veneta (1523-1537) |
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53 - Basilica di San Paolo
fuori le Mura
Piazzale di San Paolo È una delle sette chiese
che il pellegrino Ignazio visitò nel marzo-aprile 1523 e i primi compagni
nello stesso periodo del 1537. Il 22 aprile 1541, il
venerdì della settimana di Pasqua, Ignazio e i cinque compagni che poterono
riunirsi a Roma (Laínez, Salmerón,
Broèt, Jay e Codure), fecero qui la professione solenne. «Arrivati a San Paolo -
scrive sant’Ignazio - si confessarono tutti e sei l’un l’altro; poi fu deciso
che Ignazio celebrasse la Messa nella stessa chiesa e che tutti gli altri
ricevessero il Santissimo Sacramento dalle sue mani, pronunciando i voti nel
modo seguente. Ignazio che celebra la Messa, al momento della comunione,
tenendo in mano un foglio su cui era scritta la formula dei voti, rivolto ai
compagni inginocchiati pronuncia le parole della professione. Dopo averle
pronunciate si comunica, ricevendo il Corpo di Cristo nostro Signore Finito
questo, mette cinque ostie consacrate sulla patena e si rivolge ai compagni.
Il primo di loro prende mano il foglio e pronuncia ad alta voce le parole
professione. Finito questo, riceve il Corpo di Cristo nostro Signore. Poi, a
turno, il secondo fa lo stesso; e così il terzo, il quarto, il quinto». La Messa fu celebrata
all’altare della Vergine, dove allora si conservava il Santissimo Sacramento.
Era vicino al pilastro destro dell’arco trionfale che si trova sopra la
«Confessione». «Terminata la Messa -
prosegue Ignazio - dopo aver pregato davanti agli altari delle indulgenze, si
riunirono all’altar maggiore, dove ognuno dei cinque si avvicinò a Ignazio e
Ignazio a ognuno di loro. Abbracciandosi e dandosi il bacio di pace, non
senza molta devozione, emozione e lacrime, terminarono la cerimonia della
professione e dell’inizio della loro vocazione». Pietro Ribadeneira che li accompagnava ci parla la straordinaria
devozione del padre Codure: «Sentiva così veemente
e divina consolazione, che era incapace di contenerla e gli traboccava fuori.
Andava avanti insieme a Laínez attraverso i campi. Lo sentivamo riempire il
cielo di sospiri e lacrime. Gridava a Dio in modo tale, che pensavamo che
sarebbe venuto meno...». Nella stessa basilica,
probabilmente allo stesso altare, pochi mesi dopo, Ignazio ricevette la
professione di Bobadilla. Per vincere la sua
resistenza a farla, il Santo aveva digiunato per tre giorni. Ancora qui il 19 febbraio
1542 il padre Araoz, primo dopo i Padri Fondatori,
fece la professione nelle mani di Ignazio. |
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54
- Chiesa di
San Sebastiano ad Catacumbas
Via Appia Antica È una
delle sette chiese visitate dal pellegrino Ignazio nel marzo-aprile 1537, poi dai primi compagni nel
marzo-aprile 1537 e da tutti
il giorno della professione, il 22 aprile 1541. Il
padre Nadal nel 1552 sentì qui una particolare consolazione spirituale,
pensando al frutto che la Chiesa riceveva dall’istituto della Compagnia, e
che egli non poteva fare cosa migliore che lavorare all’edizione e al
commento delle Costituzioni. |
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55 - Via Appia Antica e Porta
San Sebastiano
Da qui entrò a Roma sant’Ignazio il 29 marzo come un povero
pellegrino. Quasi quindici secoli prima, da qui era entrato san Paolo,
prigioniero di Cristo. |
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56
- Vigna
Antoniana
Via Guido Baccelli, 56 È conosciuta nei
documenti storici della Compagnia con il nome di «Vigna della Balbina». La comprò Ignazio
all’inizio del 1535 come casa di campagna per gli studenti del Collegio
Romano. In quel momento il Collegio era in gravi difficoltà economiche, ma
«gli sembrava necessario per la salute degli studenti, che egli temeva si
ammalassero, perché erano molti e di diverse nazioni, e per il clima di Roma
molto malsano, specialmente per gli stranieri». Prima di comprarla fece
venire a vederla il dottor Alessandro Petroni, uno dei più eminenti medici di
Roma, perché gli dicesse se il luogo gli sembrava salubre. Lo stesso Ignazio indicò
il tipo di giochi che si potevano praticare nella villa e fece anche un
modello di cera per uno di essi. Diceva che, in questo, le
buone abitudini stabilite all’inizio sarebbero servite come esempio per il
futuro. In questa villa Ignazio passò
parte della sua ultima malattia (quasi tutto il mese di luglio del 1556). La
sua stanza fu poi trasformata in cappella e lo è tuttora. La casa appartiene
ora ai Conventuali. Secondo una tradizione
orale, uno dei pini della villa fu piantato da sant’Ignazio stesso. Il padre Ignazio -
riferisce Nadal - voleva che i giovani della Compagnia che avevano doti
oratorie esercitassero la voce e i gesti tra le rovine della Roma antica. Allude senza dubbio alle
rovine delle Terme di Caracalla che si trovano di fronte alla Vigna
Antoniana. La villa servì al Collegio Romano fino alla soppressione della
Compagnia. |
Stanza di sant’Ignazio |
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57
- Chiesa di
San Gregorio al Celio
Piazza di San Gregorio All’altare gregoriano di questa chiesa, Ignazio, nel 1539, celebrò la Messa in suffragio
di suo fratello Martín García. |
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58
- Curia
Generalizia dei Passionisti
Piazza dei SS. Giovanni e
Paolo, 14 Al tempo di sant’Ignazio
questo edificio era il monastero dei Gesuati del beato Giovanni Colombini. Qui il padre Gonçalvo da Câmara diede gli Esercizi spirituali a monsignor
Girolamo Martinengo, che era stato nunzio apostolico in Germania. La casa fu affidata a san
Paolo della Croce da Clemente XIV, che trasferì i Lazzaristi che vi si
trovavano al noviziato di Sant’Andrea. |
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59
- Basilica di
San Giovanni in Laterano
Piazza di San Giovanni in
Laterano È una delle sette chiese
visitate dal pellegrino Ignazio nel marzo-aprile 1523, poi dai primi compagni nel marzo-aprile 1537 e da tutti il giorno della professione,
il 22 aprile 1541. Quel giorno pranzarono
qui vicino alla basilica; preparò loro il pasto Pietro Ribadeneira,
che aveva allora 14 anni. |
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60 - Chiesa di Santa Croce
in Gerusalemme
Piazza di Santa Croce in
Gerusalemme È una delle sette chiese
visitate dal pellegrino Ignazio nel marzo-aprile 1523, poi dai primi compagni
nel marzo-aprile 1537 e da tutti il giorno della professione, il 22 aprile
1541. |
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61 - Basilica di Santa
Maria Maggiore
Piazza di Santa Maria Maggiore
È una delle sette chiese
visitate dal pellegrino Ignazio nel marzo-aprile 1523, poi dai primi compagni
nel marzo-aprile 1537 e da
tutti il giorno della professione, il 22 aprile 1541. Le reliquie del Presepe,
che ora si trovano nella «Confessione» (sotto l’altar maggiore), erano allora
conservate nella cripta della cappella del Santissimo Sacramento, chiamata
Cappella Sistina dal nome del papa Sisto V che la fece così trasformare. In questa cripta Ignazio
celebrò la prima Messa «con grande sentimento e illuminazione divina» il
giorno di Natale 1538. Aveva atteso un anno dopo
l’ordinazione per reverenza e umiltà, e probabilmente anche perché aveva
sperato di celebrare la prima Messa a Betlemme. Alcune frasi del suo Diario ci offrono qualche indicazione sui
suoi sentimenti in quell’occasione. «Durante la Messa provavo
grandissime emozioni interiori con molte e intensissime lacrime e singhiozzi;
alcune volte non riuscivo più a parlare... Sentivo intensamente e vedevo
Nostra Signora molto propizia presso il Padre, tanto che durante le orazioni
al Padre, al Figlio e alla consacrazione non potevo non sentirla o vederla,
come chi è parte o porta d’accesso della grande grazia che sperimentavo nello
spirito. Alla consacrazione mi mostrava che la sua carne era in quella del
Figlio... Tenendo il Santissimo tra le mani, sentivo parole e intense mozioni
interiori di non lasciarlo mai per tutto il cielo o il mondo o altro, e
provavo nuove mozioni, devozioni, gioia spirituale... Incominciai la Messa
con molta devozione, calore e lacrime, e a volte non riuscivo più a parlare;
nelle orazioni al Padre mi sembrava che Gesù gliele presentasse, o
accompagnasse quelle che dicevo io, con un sentire o vedere che non si può
esprimere... Incominciai la Messa con molte lacrime, e durante tutta la
celebrazione continuavano la devozione e le lacrime. Inoltre, a un certo
punto della Messa, ebbi la stessa visione della Santissima Trinità come in
principio, mentre in me cresceva sempre un amore più grande per la sua divina
maestà, e a volte ero sul punto di non riuscire più a parlare». La cripta in cui
sant’Ignazio celebrò la prima Messa si trovava allora a una quindicina di
metri a destra dal punto dove si trova ora. Fu spostata nel luogo attuale nel
1586. |
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62 - Chiesa di San Lorenzo
fuori le Mura
Piazzale di San Lorenzo 1, È una delle sette chiese visitate dal pellegrino Ignazio
nel marzo-aprile 1523, poi dai primi compagni nel marzo-aprile 1537 e da tutti
il giorno della professione, il 22 aprile 1541. |
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