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Saggi > Itinerari ignaziani a Roma 5.
Da Campo de’ Fiori a San Pietro in Vaticano Cf. A.M. De Aldama sj, «Roma ignaziana. Sulle orme di sant’Ignazio
di Loyola», Piemme, Casale Monferrato 1990 |
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39 - Chiesa di Santa Maria di
Montserrat 41 -
Chiesa di Santa Lucia del Gonfalone 42 -
Chiesa di Santa Maria in Vallicella 44 - Piazza di San Salvatore in Lauro 45 - Chiesa di San Salvatore in Lauro 46 - Chiesa di San Celso e San Giuliano 49 - Ospedale di Santo Spirito 52 - Basilica di San Pietro in Vaticano |
ALTRE PAGINE 1. Da Piazza Venezia a Porta
del Popolo 2. Da Piazza Margana a San Pietro in Montorio 6. Da San Paolo fuori le
Mura a San Lorenzo fuori le Mura 7. Tre luoghi di particolare
interesse vicino a Roma 8. Luoghi legati alla
Compagnia di Gesù Itinerari
ignaziani in terra veneta (1523-1537) |
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- Campo de’
Fiori
Al tempo di sant’Ignazio
era il centro di Roma, dove venivano promulgate le bolle papali e i proclami
del governatore, e dove si trovavano le migliori osterie e i migliori negozi.
Qui aveva la sua
stamperia il tipografo Antonio Biado, che stampò la prima edizione degli Esercizi
spirituali nel 1548. Qui ancora si trovava il
negozio del libraio Vincenzo Luchino, che con Francesco Villanueva
pubblicò il Direttorio per
confessori del padre Polanco nel 1554. Questa era una delle piazze
nelle quali sant’Ignazio insegnava il catechismo. |
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37 - Palazzo Pio
Piazza del Biscione, 95 Edificato sopra le rovine
del teatro di Pompeo, era la prima residenza del cardinale Francesco de
Mendoza y Bobadilla, prima vescovo di Coria e poi arcivescovo di Burgos, il quale nel 1527
aveva visitato Ignazio quando questi era agli arresti a Salamanca e,
avendogli domandato se gli pesasse essere in prigione, aveva ricevi da lui
questa risposta: «Non ci sono tanti ceppi e catene a Salamanca, che io non ne
desideri di più per amore di Dio». Il padre Ignazio, sebbene
malato, nel maggio del 1548 fece
visita al cardinale in questo palazzo, per raccomandargli il progetto per gli
orfani di Sicilia. Senza dubbio ci furono visite anche in altre occasioni. Più tardi il cardinale
fondò a Salamanca il collegio della Compagnia. |
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38 - Palazzo Farnese
Piazza Farnese Si cominciò a costruire
questo palazzo nel 1514 per il cardinale Alessandro Farnese, futuro papa
Paolo III. In esso dev’essere vissuto Pietro Ribadeneira
nel 1539-1540 come paggio del cardinale. «A quel tempo avevo 13
anni - scrive nelle sue Confessioni - e una notte mi trovavo nel palazzo papale con altri paggi
del cardinale Farnese. Il Papa stava dando una gran festa per tutti i membri
della famiglia Farnese. Mentre mi trovavo nella stessa sala dove c’erano
diversi cardinali e signori, per un insulto fattomi da un paggio spagnolo di
un altro cavaliere, diedi al ragazzo un gran ceffone e poi lo colpii con il
candeliere che avevo in mano». Un’altra volta Pietro
andò con gli altri paggi del cardinale in una villa di campagna. Dopo un
litigio con uno di loro, ritornò a Roma da solo e, senza preoccuparsi di
tornare a palazzo Farnese, forse per paura del castigo, «scappò» da
sant’Ignazio, il cui nome gli era stato dato dal teologo Ortiz
quando aveva lasciato la Spagna. Da allora Pietro Ribadeneira rimase nella casa della Compagnia. |
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39 - Chiesa di Santa Maria
di Montserrat
Via di Monserrato Fatta edificare nel 1495
dal papa Alessandro VI Borgia, è la chiesa della comunità spagnola a Roma. Ignazio predicò qui in
castigliano nel maggio 1538 e
forse in altre occasioni. Molte personalità della
colonia spagnola a Roma venivano ad ascoltarlo. L’illustre teologo Ortiz non volle perdere uno solo dei suoi sermoni, e un
altro dottore in teologia, Jerónimo de Arce, era
solito dire che non aveva mai sentito nessuno predicare come Ignazio, che
parlava «velut potestatem
habens», (come uno che ha autorità). |
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40 - Via del Pellegrino
Quando i gesuiti nel 1554
- in un momento di gravi ristrettezze economiche - elemosinavano di porta in
porta, uno degli itinerari che seguivano era: via del Pellegrino, via dei
Banchi Vecchi, Ponte Sant’Angelo, Borgo, Palazzo Apostolico, dove abitavano
diversi cardinali; poi ritorno per via Monte Giordano e via dei Coronari. Andavano a due a due con
una specie di zaino in spalla. Fermandosi davanti alla porta di ogni casa,
dicevano ad alta voce: «Per amore di Dio dateci l’elemosina per la Compagnia
di Gesù». Senza dubbio questo modo
clamoroso di chiedere l’elemosina non piaceva molto al padre Ignazio. Il metodo fu introdotto
all’inizio per far sapere alla gente che la Compagnia era in ristrettezze,
poi si continuò «per le insistenze degli economi». |
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41 - Chiesa di Santa Lucia
del Gonfalone
Via dei Banchi Vecchi In questa chiesa predicò il padre Alfonso Salmerón
nel maggio 1538. |
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42 - Chiesa di Santa Maria
in Vallicella
Piazza della Chiesa Nuova In questa chiesa si
venera il corpo di san Filippo Neri (1515-1595),
che spesso faceva visita a sant’Ignazio e gli chiese anche di essere
ammesso nella Compagnia di Gesù. Diceva di dovergli molto,
«perché gli aveva insegnato a pregare». Affermava anche di aver
visto il volto del padre Ignazio splendente, cosa che attribuiva alla
bellezza interiore della sua anima. Ci furono momenti in cui
Filippo Neri pensò di trasferire alla Compagnia l’opera dell’Oratorio. |
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43 - I Banchi
Così veniva chiamata al
tempo di sant’Ignazio la zona compresa approssimativamente fra la Chiesa
Nuova e il Tevere, a causa dei banchi che vi avevano i banchieri fiorentini,
specialmente nell’attuale via del Banco di Santo Spirito. Era un punto di ritrovo
molto popolare, dove circolavano venditori e ciarlatani di ogni specie. In questo luogo
sant’Ignazio inviava i novizi a predicare, non solo per l’apostolato, ma soprattutto
come esperienza di mortificazione. Così nel 1539 vi inviò il
padre Araoz «cargato de seda» e nel 1547 il padre
Nadal. Anche i padri Benedetto Palmio e Bobadilla predicarono qui nel 1553. Un certo Leonardo Bini
vide lo stesso Ignazio insegnare il catechismo presso il Banco di Santo
Spirito, l’edificio all’angolo tra corso Vittorio Emanuele e via dei Banchi
Nuovi. Qui ebbe luogo un gustoso
episodio: alcuni monelli gli tiravano delle mele, ma Ignazio continuava
imperturbabile la predica. |
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44 - Piazza di San
Salvatore in Lauro
In una casa che si
affacciava su questa piazza viveva il dottor Alessandro Petroni, medico
personale del papa Paolo IV e molto amico di Ignazio. Una volta che era
ammalato, il santo andò a visitarlo. Entrò nella stanza dove il dottore stava
dormendo con le persiane chiuse e poco dopo uscì senza dire nulla. Quando il dottore si
svegliò, chiamò la moglie per domandarle cos’era quella luce che aveva visto
risplendere nella sua stanza, da quel momento si sentì guarito. Così egli
stesso testimoniò nei processi di beatificazione. |
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45
- Chiesa di
San Salvatore in Lauro
Piazza di San Salvatore in
Lauro In questa chiesa predicò il padre Laínez nel maggio 1538 «con
soddisfazione di tutti». |
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46 - Chiesa di San Celso e
San Giuliano
Via del Banco di Santo Spirito
In questa chiesa predicò il padre Bobadilla
nel maggio 1538. |
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47 - Tor di Nona
Lungotevere Tor di Nona Qui si trovava una delle principali prigioni di Roma; le altre
erano quelle della Corte Savella (in via di Monserrato) e la Capitolina. In tutt’e tre prestavano servizio membri della Compagnia per
aiutare spiritualmente i carcerati. |
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48 - Castel Sant’Angelo
Lungotevere Castello Il 3 aprile 1537, martedì di Pasqua, i primi Compagni tennero qui una
disputa teologica alla presenza di Paolo III; mentre il papa pranzava. Scrive sant’Ignazio:
«Dopo che furono arrivati molti cardinali, vescovi e teologi, discussero con
loro; fra questi il dottor Ortiz e altri illustri
teologi. Il risultato fu che il Papa fu così contento, e come lui tutti i
presenti, che cominciarono a concedere loro tutti i favori possibili. Paolo
III diede loro il permesso di recarsi a Gerusalemme, concedendo, una o due
volte la sua benedizione ed esortandoli a perseverare nei loro propositi. Diede
loro in elemosina 60 ducati, e i cardinali e le altre persone presenti ne
aggiunsero altri Il 2 settembre 1549 Paolo
III ricevette qui in udienza Pietro Canisio, in
partenza per la Germania, e dieci scolastici che andavano a fondare il
collegio di Palermo. A Castel Sant’Angelo, al
tempo della soppressione della Compagnia, fu incarcerato, dapprima con
riguardo e poi con crescente rigore, l’allora padre generale Lorenzo Ricci, dal
24 settembre 1773 al 24
novembre 1775, giorno della
sua morte. |
Lorenzo Ricci |
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49 - Ospedale di Santo
Spirito
Lungotevere in Sassia Il 20 febbraio 1539 i padri Laínez
e Bobadilla furono accolti fra i membri della
confraternita dell’Ospedale, come pure il padre Ignazio il 24 settembre 1541,
pagando un’elemosina corrispondente alla quota di 20 anni. Fecero questo passo senza dubbio a motivo delle molte
grazie e privilegi spirituali di cui godevano i membri della confraternita. |
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50
- Palazzo dei
Penitenzieri
Hotel Columbus, Via della
Conciliazione Costruito nel XV secolo
dal cardinale Domenico della Rovere, era la residenza del cardinale Giovanni
Salviati. All’inizio del Più tardi (dopo il 1656)
questa fu la residenza dei penitenzieri (confessori) della basilica di San
Pietro, che fino alla soppressione della Compagnia furono padri gesuiti. |
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51 - Palazzo Apostolico
Piazza San Pietro Qui si recava spesso il
padre Ignazio in udienza dal Papa o a far visita a qualche cardinale che qui
risiedeva, come il cardinale Cervini e il cardinale Moroni. In questo palazzo fu
concessa da Paolo III la bolla Iniunctum nobis (1544),
che toglieva la limitazione di solo 60 professi contenuta nell’approvazione
della Compagnia del 1540, e fu emanata da Giulio III la bolla Exposcit debitum (1550), che approvava la Formula
Instituti
aggiornata. L’edificio nel quale
attualmente risiede il Papa, a est del cortile di San Damaso, fu costruito
dall’architetto Domenico Fontana per conto di Sisto V trent’anni dopo la
morte di sant’Ignazio. Precedentemente il
Palazzo Apostolico comprendeva gli edifici a ovest dello stesso cortile di
San Damaso, fra la basilica di San Pietro e il cortile del Belvedere
(compresi naturalmente la cappella Sistina e gli appartamenti dei Borgia).
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Palazzo Apostolico
antico Palazzo Apostolico
nuovo |
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52 - Basilica di San Pietro
in Vaticano
Piazza San Pietro Al tempo di sant’Ignazio
la nuova basilica, voluta da Giulio Il, era ancora in costruzione. All’inizio
del 1547 i lavori vennero affidati al settantunenne Michelangelo. Via via che
la costruzione avanzava, si distruggeva la basilica costantiniana. San Pietro fu una delle
sette chiese visitate dal pellegrino Ignazio nel marzo-aprile 1523, poi dai primi compagni nel
marzo-aprile 1537 e infine da tutti il giorno della professione, il 22 aprile
1541. Era consuetudine iniziare da San Pietro e recarsi a piedi alle altre
sei chiese. Il 6 marzo 1544 Ignazio
ebbe qui un’esperienza mistica. «Arrivato a San Pietro - scrive nel suo Diario - cominciai a pregare davanti
all’altare del Santissimo Sacramento e mi si rappresentò, sempre nello stesso
colore luminoso, l’Essere Divino stesso, in modo che non era in mio potere
non vederlo. Poi, durante la Messa celebrata dal cardinale Marcello Cervini,
nello stesso modo l’immagine e la visione tornarono con nuove mozioni
dell’intelletto. Due ore dopo, andando nello stesso luogo del Santissimo
Sacramento, e desiderando riprovare la stessa esperienza e cercandola, non
c’era alcun modo di riaverla». La cappella dove si
conservava il Santissimo Sacramento si trovava allora vicino alla
«Confessione», dove ora si trova la Trasfigurazione di Raffaello. Il 4 settembre 1549,
quando stava per fare la professione solenne, Pietro Canisio,
inginocchiato all’altare della «Confessione», ebbe la visione del Cuore di
Gesù: «Mi pareva di vedere aperto il Cuore del tuo santissimo Corpo e che tu
mi ordinassi di bere da questo, invitandomi ad attingere acqua alle sorgenti
della mia salvezza» (Confessioni).
Nel 1547, su richiesta
del cardinale Farnese, Ignazio intervenne nella riforma del monastero delle
«murate» («le murate di San Pietro»). Scrisse per loro le costituzioni e
affidò la cura delle loro anime a un padre della Compagnia. Erano religiose di strettissima
clausura e vivevano allora in un oratorio dell’antica basilica, vicino
all’ingresso a sinistra. Verso la navata della basilica c’era un cilindro
rotante, attraverso il quale si confessavano e ricevevano la comunione. Nel
1571 ne rimanevano solo tre (due spagnole e una siciliana) e Pio V le fece
trasferire nell’ospizio di Santa Marta. Nell’abside, a sinistra
dell’altare della Cattedra, si trova il monumento sepolcrale di Paolo III
Farnese (1534-1549), il papa
che accettò l’offerta dei primi padri nel 1538; avvenimento che Pietro Favre
considerava «un memorabile dono di Dio» e che Ignazio riconosceva come «il
fondamento di tutta la Compagnia». Paolo III approvò anche
formalmente la Compagnia, prima a voce nel 1539, poi con le bolle Regimini
militantis Ecclesiae nel 1540 e Iniunctum
nobis nel
1544. Con il breve Pastoralis officii nel
1548 approvò anche gli Esercizi
spirituali. Nella cripta si trovano i
sarcofaghi dei papi Giulio III del Monte (1550-1555) e Marcello II Cervini (1555), ambedue favorevoli alla Compagnia, Giulio III approvò
anche la seconda Formula dell’Istituto con la bolla Exposcit
debitum
nel 1550 e procurò rendite fisse al Collegio Romano. Marcello II voleva avere
con sé nel Palazzo Apostolico due padri della Compagnia. Ignazio gli propose
il padre Laínez e una lista di 4 o 5 nomi fra cui scegliere il secondo; ma il
suo pontificato durò solo 21 giorni. Suo nipote Roberto Bellarmino sarebbe entrato nella Compagnia di Gesù nel 1560. |
Trasfigurazione di
Raffaello Tomba di Paolo III Statua di sant’Ignazio |
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Mappa
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