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Il regno di
Dio è in mezzo a voi (Lc 17,21) Vita e spiritualità di
comunione nel Vangelo di Luca, V |
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Quinto Parrocchia
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Novo millennio ineunte Esercizi spirituali Vangelo di Luca24,13-53 … Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio. «Novo millennio ineunte» di Giovanni Paolo II30. La riscoperta della Chiesa come «mistero», ossia come
popolo «adunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito», non poteva
non comportare anche la riscoperta della sua «santità», intesa nel senso
fondamentale dell'appartenenza a Colui che è per
antonomasia il Santo, il «tre volte Santo» (cfr Is 6,3). Professare 48. …facendoci fissare lo sguardo su Cristo, il Grande
Giubileo ci ha fatto prendere più viva coscienza della Chiesa come mistero di
unità. «Credo Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola: Esame generalePer custodire il
dono dell’unità e della santità Presuppongo tre pensieri in me: uno mio, frutto della mia libertà e volontà; e altri due che vengono da fuori: uno dal buono spirito e l’altro dal cattivo. DEL PENSIERO 1. Ci sono due modi di meritare nel cattivo pensiero che viene da fuori. Primo: viene un pensiero di commettere un peccato mortale e io resisto prontamente e resta vinto. Secondo: quando mi viene quello stesso cattivo pensiero, e io gli resisto, e mi ritorna di nuovo un’altra e un’altra volta, e io sempre resisto, finché il pensiero è vinto; e questo secondo modo è più meritorio del primo. 2. Venialmente pecco quando lo stesso pensiero di peccare mortalmente viene, e io gli dò ascolto, facendo qualche pausa o ricevendo qualche compiacimento dei sensi, o dove ci sia qualche negligenza nel rigettarlo. 3. Ci sono due modi di peccare mortalmente. Primo: quando dò consenso al cattivo pensiero, per operare dopo, così come ha acconsentito, o per mettere in atto se potesse. Secondo: quando pongo in atto quel peccato. DELLA PAROLA 1. Non giurare, né sul Creatore né sulle creature, se non fosse con verità, necessità e riverenza. 2. Non dire parola oziosa; la quale intendo, quando non aiuta né me né l’altro, né a questa intenzione si ordina. Di modo che nel parlare di tutto ciò che è di aiuto, o ha intenzione di aiutare l’anima propria o altrui, al corpo o ai beni temporali, mai è ozioso. 3. Non dire cosa per infamare o mormorare; perché se rivelo un peccato mortale che non sia pubblico, pecco mortalmente; se veniale, venialmente; e se è un difetto, mostro il mio difetto. 4. Ed essendo la intenzione retta, in due modi posso parlare del peccato o della mancanza di un altro. Primo: quando il peccato è pubblico. Secondo: quando il peccato occulto si rivela a qualche persona affinché aiuti colui che sta nel peccato a risollevarlo, avendo fondati motivi e buone ragioni che lo potrà aiutare. DELL’AZIONE Prendendo come riferimento i dieci comandamenti e i precetti della Chiesa e le disposizioni dei superiori, tutto quello che si pone in atto contro qualcuna di queste tre parti è peccato più o meno grave, secondo la maggiore o minore importanza. |