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by Paolo Monaco sj

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Esercizi

La contemplazione negli «Esercizi spirituali»
di s. Ignazio di Loyola

 

 

 

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Direttori
degli «Esercizi
spirituali»
di sant’Ignazio
di Loyola

 

Esercizi
spirituali
nella Vita
Ordinaria
(EVO)

 

Titolo e
Presupposto

 

Tre modi
di pregare

 

Meditazione
e contemplazione

 

Come mi
è andata

 

Il movimento
della Parola

 

 

Preparare

 

L’esercizio

 

Esaminare

 

Comunicare

 

 

 

 

 

 

 

 

PREPARARE

 

[73] Una volta coricato, quando voglio addormentarmi, pensare per lo spazio
di un’Ave Maria all’ora in cui dovrò alzarmi e a quale scopo, riassumendo l’esercizio
che dovrò fare.

 

[130] Appena sveglio, mi rappresenterò la contemplazione che devo fare,
desiderando di conoscere di più il Verbo incarnato per servirlo e seguirlo di più […] Richiamare frequentemente alla memoria la vita e i misteri di Cristo nostro Signore, incominciando dalla sua incarnazione fino al punto o mistero che sto contemplando […]
Avvalersi dell’oscurità o della luce, del buono o del cattivo tempo tanto quanto
la persona che si esercita sentirà essergli di vantaggio e aiuto per trovare quello che
desidera […] Regolarsi secondo i misteri che contempla, perché alcuni richiedono
penitenza e altri no
.

 

Scelgo l’ora, la durata (15’, 30’, 45’, 60’), il luogo e il testo biblico;
adatto l’ambiente (luce, temperatura, profumi ecc.).

 

[239] Innanzi tutto […] prima di entrare nella preghiera si riposi un poco lo spirito,
sedendo o passeggiando, come meglio sembrerà, considerando dove vado e a quale scopo.

 

[75] A un passo o due dal luogo dove intendo contemplare o meditare, starò in piedi
per lo spazio di un Pater noster, con la mente rivolta in alto, considerando come Dio nostro
Signore mi guarda ecc., e farò un gesto di riverenza o di umiltà.

 

Mi metto alla presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo,
orientando tutto/a me stesso/a solo verso di Lui…

 

[76] Entrare nella contemplazione in ginocchio o prostrato per terra o supino
con il volto in alto o seduto o in piedi
, sempre alla ricerca di ciò che voglio.
Avvertiremo due cose: la prima è che, se trovo quello che voglio in ginocchio,
non passerò oltre; e se prostrato, farò lo stesso, ecc.; la seconda: nel punto in cui
troverò quello che voglio, lì sosterò, senza avere ansia di passare oltre,
finché rimanga soddisfatto.

 

Senza fretta purifico il mio corpo, la mia affettività e la mia mente dalle tensioni
che avverto, raccogliendomi in me stesso/a; respiro profondamente, sento l’aria
che dall’esterno entra nel mio interno, la sento uscire…

 

 

 

L’ESERCIZIO

 

[46] La preghiera preparatoria consiste nel chiedere grazia a Dio nostro Signore
perché tutte le mie intenzioni, azioni e attività siano puramente ordinate
a servizio e lode di sua divina maestà

 

Si può intendere “attività” in due modi: i processi interiori che dalle intenzioni
portano alle azioni; le azioni strutturate in progetti, lavori ecc.

 

[102] Il primo preludio è ricordare la storia del mistero che devo contemplare.

 

[103] Il secondo: composizione vedendo il luogo.

 

Immagino il luogo fisico dove si svolge il racconto biblico
(casa, strada, tempio, monte, mare ecc.).

 

[104] Il terzo: domandare quello che voglio. Qui sarà chiedere conoscenza
interiore del Signore, che per me si è fatto uomo, perché più lo ami e lo segua.

 

[203] Nella passione: dolore con Cristo addolorato, strazio con Cristo straziato,
lacrime, intima pena di tanta pena che Cristo soffrì per me.

 

[221] (Nella risurrezione) rallegrarmi e godere intensamente di tanta gloria e gioia
di Cristo nostro Signore.

 

[105] Qui conviene notare che questa stessa orazione preparatoria, com’è stata dettata fin dall’inizio, senza cambiarla, e gli stessi tre preludi si devono fare in questa settimana e nelle altre seguenti, modificando la forma secondo la materia trattata.

 

[106] Il primo punto è vedere le persone […] riflettere per ricavare frutto
da tale vista […] [114] come se fossi presente.

 

[107] Il secondo: udire quello che dicono le persone […]
e dopo riflettere, per ricavare frutto dalle loro parole.

 

[108] Il terzo: osservare poi quello che fanno le persone […]
riflettere per ricavare qualche frutto

 

[124] Odorare e gustare, con l’odorato e con il gusto, l’infinita soavità e
dolcezza della divinità dell’anima e delle sue virtù e di tutto, secondo la
persona che si contempla riflettere in se stesso e ricavarne frutto.

 

[125] Toccare con il tatto, per esempio abbracciare e baciare i luoghi
dove tali persone camminano e siedono; sempre procurando di ricavarne frutto.

 

[109] Infine si deve fare un colloquio, pensando a quello che devo dire alle
tre Persone divine, o al Verbo eterno incarnato, o alla Madre e Signora nostra,
chiedendo, secondo quello che sentirò in me, di seguire e imitare di più
il Signore nostro, appena incarnato, dire un Pater noster.

 

 

 

ESAMINARE

 

[77] Finito l’esercizio, seduto o passeggiando esaminerò per lo spazio di un quarto d’ora
come mi è andata […]; se male, cercherò la causa da cui deriva e, una volta individuata,
mi pentirò per emendarmi in avvenire; e se bene, renderò grazie a Dio nostro Signore;
e un’altra volta farò allo stesso modo.

 

Ripercorro il tempo di preghiera e annoto i momenti più intensi in cui ho sentito
consolazione o desolazione o un profondo sentimento spirituale.

 

Approfondimento: Come mi è andata

 

 

 

COMUNICARE

 

[17] Giova molto che chi dà gli esercizi, non volendo chiedere né sapere i propri pensieri
né peccati di chi li riceve,
essere informato fedelmente delle varie agitazioni e pensieri
che i vari spiriti gli causano; perché secondo il maggiore o minore aiuto, gli può dare alcuni
spirituali esercizi convenienti e conformi alla necessità di quell’anima così agitata.

 

[40] Non dire parola oziosa; con ciò intendo, quando non giova né a me né a un altro,
e neppure è diretta a tale scopo. Per cui non è mai ozioso
parlare di tutto ciò che giova,
o si ha intenzione di giovare all’anima propria o degli altri.

 

 

 

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