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by Paolo Monaco sj

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Arte > Racconti

Il Mare

Una favola, un sogno, un attimo di vita…

 

 

 

ALTRI RACCONTI

 

Pane, Eucaristia
e fraternità

 

La Banda

 

La Squadra

 

 

C'era una volta un bambino che non aveva mai visto il mare. Un giorno, giocando con il suo cane nel bosco, non ritrovò più la via del ritorno. Tre giorni dopo, quando non sperava più di rivedere la sua casa, sentì venire da oltre il bosco un suono che non conosceva. Si alzò in piedi e si concentrò su quel ritmo lento e costante: si sentiva attratto da quel suono sconosciuto, ma ne aveva anche paura, perché gli sembrava il respiro di un gigante addormentato. Indeciso, ascoltò ancora. Poi, lentamente, facendosi guidare da quel suono, si mise a camminare: quando lo sentiva vicino, camminava veloce, quando era lontano, andava più lento. Ad un certo punto gli sembrò di aver trovato la via giusta, perché il respiro del gigante era sempre più forte e vicino.

 

Uscì così dal bosco e si ritrovò davanti al mare. Ma non sapeva che era il mare. Continuava a sentire il respiro del gigante, ma non vedeva nessun gigante. Si guardò intorno, si avvicinò al mare, ritornò verso il bosco, pensando che avesse sbagliato direzione, ma sentì il respiro affievolirsi. Ritornando verso il mare vide lì, vicino al mare, seduto su una pietra, immobile e con gli occhi chiusi, un vecchio dal volto sereno. Sembrava stare così da molto tempo. Il bambino si avvicinò e gli disse: "Dov'è il gigante?". Il vecchio, senza aprire gli occhi, rispose: "E' lì!". Il bambino guardò il mare, si guardò intorno e poi guardò il vecchio. Gli disse di nuovo: "Dov'è il gigante che respira lentamente?". Con gli occhi chiusi, il vecchio rispose: "E' lì, ascolta meglio". Il bambino guardò ancora il mare, concentrò tutte le sue forze sul respiro del gigante. Poi disse al vecchio: "Posso prendere un po' del mare?". Il vecchio, aprendo gli occhi, rispose: "Domandalo al mare!". Il bambino si avvicinò al mare e disse: "Dammi un po' della tua acqua, perché io possa tornare a casa contento!". Il mare fu molto gentile e cortese e permise al bambino di prendere un po' della sua acqua. Il bambino trovò una bottiglia e la riempì dell'acqua del mare fino all'orlo. Poi se ne tornò a casa e ogni volta che guardava la bottiglia pensava al mare. Era tanta la sua gioia che ne parlava a tutti e faceva vedere a tutti il suo mare.

 

 

Man mano che passavano i mesi, però, accadeva un fatto strano: l'acqua nella bottiglia diminuiva. Il bambino ne fu rattristato. Pensò di aggiungere dell'acqua, ma ricordando il mare, non volle offenderlo; pensò allora di chiudere la bottiglia in un contenitore a tenuta stagna: in questo modo avrebbe certamente evitato la diminuzione dell'acqua. Così fece. E parlò ancora del mare. Ma una sera, dopo l'ennesimo racconto, si rese conto che ormai stava ripetendo sempre le stesse cose. Per un po' di tempo ancora si sforzò di raccontare del mare, poi si stancò e non ne parlò più.

 

Un giorno, si avvicinava ormai l'estate, il bambino ripensò con più forza al vecchio e al mare. Si ricordò anche della bottiglia e volle riprenderla. Aprì il contenitore, prese la bottiglia, vi guardò dentro... vuota, la bottiglia era vuota. Guardò ancora: il mare non c'era più. Il bambino fu molto triste. Pensò allora di ritornare dal vecchio e dal mare, ma disse tra sé: "Il vecchio sarà certamente morto e il mare è troppo lontano. Cosa fare?". Un'idea gli balenò in mente: il mare è fatto di acqua e di sale. Illuminato da questa idea, prese la bottiglia, la riempì d'acqua, ci mise il sale, chiuse la bottiglia e agitò ben bene; quindi prese un'etichetta di quelle adesive, scrisse in modo chiaro e con lettere maiuscole IL MARE, appiccicò l'etichetta sul vetro e infine mise la bottiglia sullo scaffale della libreria dove raccoglieva le cose più care. Si sedette sul divano e la guardò: si sentiva soddisfatto, aveva avuto proprio una buona idea e soprattutto quell'acqua e sale gli ricordavano il mare.

 

Proprio in quel momento nella bottiglia l'acqua cominciò ad agitarsi, e più si agitava, più diventava nera, ma così nera che in nemmeno un minuto tutta l'acqua divenne come petrolio. Il bambino pensò di non aver usato il sale giusto. Subito andò a comprare un altro tipo di sale, lo mise nella bottiglia con altra acqua, ma l'effetto fu lo stesso: acqua nera come petrolio. Il bambino si agitò. In fretta e furia comprò tutti i tipi di sale e li provò uno per uno, ma il risultato dei suoi sforzi fu sempre e soltanto petrolio. Il bambino si irritò. Decise di fare a meno del sale "tanto basta l'etichetta", pensò. Prese la bottiglia e cercò di riempirla d'acqua, ma, per quanti sforzi facesse, l'acqua andava in tutte le direzioni tranne che nella bottiglia. Il bambino si infuriò: "Ti lascerò vuota, così tutti diranno: Che bottiglia stupida, quella bottiglia vuota che crede di contenere il mare!". E così fece. Rimise la bottiglia sullo scaffale della biblioteca e quando qualche suo amico si accorgeva della bottiglia vuota, il bambino diceva: "Lasciala stare, l'ho messa lì tanto per non buttarla via. Però mi sono dimenticato di togliere l'etichetta!".

 

Passò molto tempo. Il bambino non dimenticò mai il mare. E neppure la bottiglia vuota. Ogni tanto, guardandola, pensava: "Sarebbe bello ritornare dal vecchio e dal mare: ma come fare?". Un giorno, fu invitato ad una festa: tutti i bambini erano stati invitati a portare con sé un oggetto significativo, che rappresentasse un momento importante della loro vita. Manco a dirlo il bambino si presentò con la sua bottiglia vuota... Quando venne il suo turno, qualcuno gli disse: "E' vuota!". Da quel giorno ebbe un solo pensiero nella testa: è vuota, è vuota, è vuota. Per quanti sforzi facesse non gli riusciva di pensare ad altro.

 

Un giorno, mentre passeggiava al limitare del bosco, il bambino sentì venire da molto lontano una voce: "Torna, coraggio, ho bisogno di te". Era la voce più bella che avesse mai sentito. Era così bella da ascoltare che il bambino si addormentò e sognò. Sognò gli occhi del vecchio e il suo volto sereno. Sognò le sue mani aperte consegnare al vecchio la bottiglia vuota e sognò di dirgli: "Non ne ho più bisogno". Sognò ancora il vecchio, felice, gettare quella bottiglia vuota alle sue spalle; e sognò così tante bottiglie che nessun uomo avrebbe potuto contarle. Sognò, infine, di baciare il vecchio. Ma, soprattutto, sognò di togliersi le scarpe e, correndo, di tuffarsi nel mare.

 

Ogni tanto, di sera, quando il sole gioca con le onde del mare, mi pare di vederlo, e mi pare di vedere anche tutti gli altri. Poi, mentre scende la notte, mi addormento, e sono contento, perché anche oggi non ho vegliato invano.

 

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