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Il Mare Una
favola, un sogno, un attimo di vita… |
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ALTRI RACCONTI |
C'era una volta un bambino che non aveva mai
visto il mare. Un giorno, giocando con il suo cane nel bosco, non ritrovò più
la via del ritorno. Tre giorni dopo, quando non sperava più di rivedere la
sua casa, sentì venire da oltre il bosco un suono che non conosceva. Si alzò
in piedi e si concentrò su quel ritmo lento e costante: si sentiva attratto
da quel suono sconosciuto, ma ne aveva anche paura, perché gli sembrava il
respiro di un gigante addormentato. Indeciso, ascoltò ancora. Poi,
lentamente, facendosi guidare da quel suono, si mise a camminare: quando lo
sentiva vicino, camminava veloce, quando era lontano, andava più lento. Ad un
certo punto gli sembrò di aver trovato la via giusta, perché il respiro del
gigante era sempre più forte e vicino. Uscì così dal bosco e si ritrovò davanti al mare.
Ma non sapeva che era il mare. Continuava a sentire il respiro del gigante,
ma non vedeva nessun gigante. Si guardò intorno, si avvicinò al mare, ritornò
verso il bosco, pensando che avesse sbagliato direzione, ma sentì il respiro
affievolirsi. Ritornando verso il mare vide lì, vicino al mare, seduto su una
pietra, immobile e con gli occhi chiusi, un vecchio dal volto sereno.
Sembrava stare così da molto tempo. Il bambino si avvicinò e gli disse:
"Dov'è il gigante?". Il vecchio, senza aprire gli occhi, rispose:
"E' lì!". Il bambino guardò il mare, si guardò intorno e poi guardò
il vecchio. Gli disse di nuovo: "Dov'è il gigante che respira
lentamente?". Con gli occhi chiusi, il vecchio rispose: "E' lì,
ascolta meglio". Il bambino guardò ancora il mare, concentrò tutte le
sue forze sul respiro del gigante. Poi disse al vecchio: "Posso prendere
un po' del mare?". Il vecchio, aprendo gli occhi, rispose:
"Domandalo al mare!". Il bambino si avvicinò al mare e disse:
"Dammi un po' della tua acqua, perché io possa tornare a casa contento!".
Il mare fu molto gentile e cortese e permise al bambino di prendere un po'
della sua acqua. Il bambino trovò una bottiglia e la riempì dell'acqua del
mare fino all'orlo. Poi se ne tornò a casa e ogni volta che guardava la bottiglia
pensava al mare. Era tanta la sua gioia che ne parlava a tutti e faceva
vedere a tutti il suo mare. Man mano che passavano i mesi, però, accadeva
un fatto strano: l'acqua nella bottiglia diminuiva. Il bambino ne fu
rattristato. Pensò di aggiungere dell'acqua, ma ricordando il mare, non volle
offenderlo; pensò allora di chiudere la bottiglia in un contenitore a tenuta
stagna: in questo modo avrebbe certamente evitato la diminuzione dell'acqua.
Così fece. E parlò ancora del mare. Ma una sera, dopo l'ennesimo racconto, si
rese conto che ormai stava ripetendo sempre le stesse cose. Per un po' di
tempo ancora si sforzò di raccontare del mare, poi si stancò e non ne parlò
più. Un giorno, si avvicinava ormai l'estate, il
bambino ripensò con più forza al vecchio e al mare. Si ricordò anche della
bottiglia e volle riprenderla. Aprì il contenitore, prese la bottiglia, vi
guardò dentro... vuota, la bottiglia era vuota. Guardò ancora: il mare non
c'era più. Il bambino fu molto triste. Pensò allora di ritornare dal vecchio
e dal mare, ma disse tra sé: "Il vecchio sarà certamente morto e il mare
è troppo lontano. Cosa fare?". Un'idea gli balenò in mente: il mare è
fatto di acqua e di sale. Illuminato da questa idea, prese la bottiglia, la
riempì d'acqua, ci mise il sale, chiuse la bottiglia e agitò ben bene; quindi
prese un'etichetta di quelle adesive, scrisse in modo chiaro e con lettere
maiuscole IL MARE, appiccicò l'etichetta sul vetro e infine mise la bottiglia
sullo scaffale della libreria dove raccoglieva le cose più care. Si sedette
sul divano e la guardò: si sentiva soddisfatto, aveva avuto proprio una buona
idea e soprattutto quell'acqua e sale gli ricordavano il mare. Proprio in quel momento nella bottiglia l'acqua
cominciò ad agitarsi, e più si agitava, più diventava nera, ma così nera che
in nemmeno un minuto tutta l'acqua divenne come petrolio. Il bambino pensò di
non aver usato il sale giusto. Subito andò a comprare un altro tipo di sale,
lo mise nella bottiglia con altra acqua, ma l'effetto fu lo stesso: acqua
nera come petrolio. Il bambino si agitò. In fretta e furia comprò tutti i
tipi di sale e li provò uno per uno, ma il risultato dei suoi sforzi fu
sempre e soltanto petrolio. Il bambino si irritò. Decise di fare a meno del sale
"tanto basta l'etichetta", pensò. Prese la bottiglia e cercò di
riempirla d'acqua, ma, per quanti sforzi facesse, l'acqua andava in tutte le
direzioni tranne che nella bottiglia. Il bambino si infuriò: "Ti lascerò
vuota, così tutti diranno: Che bottiglia stupida, quella bottiglia vuota che
crede di contenere il mare!". E così fece. Rimise la bottiglia sullo
scaffale della biblioteca e quando qualche suo amico si accorgeva della
bottiglia vuota, il bambino diceva: "Lasciala stare, l'ho messa lì tanto
per non buttarla via. Però mi sono dimenticato di togliere
l'etichetta!". Passò molto tempo. Il bambino non dimenticò mai
il mare. E neppure la bottiglia vuota. Ogni tanto, guardandola, pensava:
"Sarebbe bello ritornare dal vecchio e dal mare: ma come fare?". Un
giorno, fu invitato ad una festa: tutti i bambini erano stati invitati a portare
con sé un oggetto significativo, che rappresentasse un momento importante
della loro vita. Manco a dirlo il bambino si presentò con la sua bottiglia vuota...
Quando venne il suo turno, qualcuno gli disse: "E' vuota!". Da quel
giorno ebbe un solo pensiero nella testa: è vuota, è vuota, è vuota. Per
quanti sforzi facesse non gli riusciva di pensare ad altro. Un giorno, mentre passeggiava al limitare del bosco,
il bambino sentì venire da molto lontano una voce: "Torna, coraggio, ho
bisogno di te". Era la voce più bella che avesse mai sentito. Era così
bella da ascoltare che il bambino si addormentò e sognò. Sognò gli occhi del
vecchio e il suo volto sereno. Sognò le sue mani aperte consegnare al vecchio
la bottiglia vuota e sognò di dirgli: "Non ne ho più bisogno".
Sognò ancora il vecchio, felice, gettare quella bottiglia vuota alle sue
spalle; e sognò così tante bottiglie che nessun uomo avrebbe potuto contarle.
Sognò, infine, di baciare il vecchio. Ma, soprattutto, sognò di togliersi le
scarpe e, correndo, di tuffarsi nel mare. Ogni tanto, di sera, quando il sole gioca con
le onde del mare, mi pare di vederlo, e mi pare di vedere anche tutti gli
altri. Poi, mentre scende la notte, mi addormento, e sono contento, perché
anche oggi non ho vegliato invano. |
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